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Carlo Krizai aveva solo 16 anni, Giulio della Gala ne aveva appena compiuti 18, e poco più grandi di lui erano Luciano Soldat e Giuseppe Turk. Un triste giorno di primavera, 79 anni fa – era il 23 aprile 1944 -, assieme ad altri 47 cittadini italiani e sloveni, questi giovani finirono impiccati a Trieste, vittime della terribile strage passata alla storia come “l’eccidio di via Ghega”, la feroce rappresaglia nazista in risposta all’attentato dinamitardo di pochi giorni prima.
Teatro di questo episodi, fra i più drammatici degli anni della Seconda Guerra mondiale nella città, fu Palazzo Rittmeyer, adibito allora a “Casa del soldato” delle autorità naziste di occupazione, attuale sede del Conservatorio intitolato a Giuseppe Tartini che ha promosso, venerdì scorso, la cerimonia di commemorazione dell’eccidio. Un ricordo che che si rinnova annualmente come intensa occasione per custodire la memoria del tragico evento e riaffermare l’impegno congiunto delle istituzioni transfrontaliere perché nulla del genere possa mai più ripetersi.

Il sindaco Dipiazza e il concerto.

Nella mattinata, dopo la deposizione delle corone delle municipalità di Trieste e Postumia all’esterno di Palazzo Rittmeyer, la celebrazione ha preso il via nella aula magna del Tartini alla presenza del sindaco Roberto Dipiazza, che ha sottolineato l’importanza di queste manifestazioni per costruire ponti di convivenza felice fra comunità contermini, e del primo cittadino di Postumia Igor Marentič, che ha ricordato la provenienza di molte vittime della strage del ‘44 dalla sua città, e sottolineato che oggi molti giovani conterranei sono studenti del Tartini, istituzione che opera in una città oggi accogliente e multiculturale.
Introducendo la cerimonia,il direttore del Conservatorio Sandro Torlontano ha osservato che «la commozione per quella strage è ancora vivissima, per questo il Tartini, che trova sede proprio a Palazzo Rittmeyer, annualmente riunisce i rappresentanti della società civile e i cittadini nel ricordo di quei fatti drammatici, a futura memoria per le giovani generazioni». E l’importanza di ricordare le tante vite innocenti spezzate con la strage nazista è stata sottolineata dalla presidente del Tartini, Daniela Dado, che ha ribadito il necessario impegno di tutti per un futuro di pace e amichevole convivenza.

La stanza di Tartini.


Molti i rappresentanti della società civile intervenuti, con il saluto delle Comunità Greco-ortodossa e Comunità Ebraica di Trieste, e la musica proposta dagli studenti della Scuola di Musica di Postumia Zarja Ogrizek, Jurij Margon, Nataša Crnugelj Bravnicar, Lucija Kalic, Saša Crnobrnic, Živa Rudež. Al suono della campanella si sono poi interrotte le lezioni e i partecipanti alla cerimonia si sono diretti verso lo scalone interno del Conservatorio, dove si consumò l’eccidio del 1944 e dove, per le voci di Giacomo Segulia e Janja Štampar, si sono alternate, in lingua italiana e slovena, le letture di testimonianze di prigionieri antifascisti sopravvissuti alla strage, suggellate dalle note dell’ Elegia “Crisantemi” di Giacomo Puccini, affidate al Quartetto d’Archi del Conservatorio Tartini di Trieste, composto da Sara Schisa e Anna Biasutti Savytska violino, Milena Petković viola, Alice Romano violoncello. La cerimonia ha anche offerto l’occasione per una visita dei sindaci Dipiazza e Marentič al Museo permanente “La stanza di Tartini”, allestito al Conservatorio di Trieste, omaggio al genio del violino nativo di Pirano, artefice di una “Scuola delle Nazioni” senza confini dove accolse e formò musicisti di ogni latitudine d’Europa.

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In copertina, lo scalone di Palazzo Rittmeyer durante la commemorazione.

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