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di Maria Sabina Marzotta
In nome e per conto delle donne: Basta! È tempo di agire, non se ne può più. Sono queste le riflessioni che mi balenano in mente alla luce degli ultimi atti di violenza sulle donne, che ci provocano, inevitabilmente, rabbia, delusione, frustrazione. Come ci si sente impotenti di fronte a tanta barbarie!
Mi provocano lo stesso sconforto che io ho patito per anni, quando, da piccola, venivo maltrattata e violentata psicologicamente da un padre che avrei voluto accanto, che avrei adorato e da cui cercavo comprensione, gratificazione, sostegno, dignità e riconoscimento di “essere figlia pensante”…
Figlia, femmina, sensibile, innamorata, dolce, altruista, che non doveva dare confidenza ad alcuno, soprattutto se uomo, che non poteva guardarsi allo specchio “fonte di tentazioni corporali”, che “non doveva pensare”. Quanta vita ho sprecato per capire che non ero io quella sbagliata! Quanta vita ho vissuto in attesa di un atto di riconoscimento delle mie capacità! Quanta vita ad aspettare un gesto d’amore sincero. Allora, di fronte a queste violenze mi chiedo: cosa potrei fare io per portare il mio modesto contributo?
Ho trovato anche la risposta. Da anni, da quando, il mio istinto d’amore per la vita ha avuto il sopravvento sulla delusione, mi sono dedicata al benessere delle donne, alla loro riqualificazione di esseri umani favolosi, nella famiglia e nel lavoro. Ho scritto poesie, romanzi, articoli di stampa, relazioni finalizzati al dovuto riconoscimento dell’essere donna. Mi sono impegnata in campo sindacale, scolastico, sociale, ho fatto un casino di cose. Beh, ora mi accorgo, senza mai perdere l’entusiasmo all’azione, che non basto solo io, che ci si deve mobilitare ad oltranza, per mettere fine a questa inciviltà.
Come hanno dimostrato i fatti, le strategie messe in campo dai governanti non hanno portato a grossi risultati, per cui mi appello a quanti possono e devono agire in nome e per conto delle donne, perché si affrettino a dare sicurezza a chi chiede solo di vivere in pace. Secondo il mio modesto parere, bisognerebbe muoversi in contemporanea con azioni positive, che portino le ragazze e le donne ad essere sicure di sé, indipendenti economicamente ed affettivamente, padrone esse stesse della loro vita e del loro corpo.
Allo stesso tempo, bisognerebbe educare i ragazzi, quei “tanti bravi ragazzi” che girano indisturbati tra di noi, che non esiste il diritto di manipolare la mente altrui, che non esiste il diritto di essere padroni del corpo altrui. Se poi l”Altrui” è una ragazza, una donna, allora la violenza diventa esecrabile, perché colpisce i sentimenti, che sono la parte più nobile di ciascuno e che, a noi donne, appartengono di diritto.
In copertina, Maria Sabina Marzotta presidente del Caffè Letterario Udinese.