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(g.l.) Musica e poesia s’intrecceranno questo pomeriggio a Grado. Alle 18, alla Biblioteca “Falco Marin” – alla quale oggi si accede soltanto da via Marchesini in quanto l’entrata dal lungomare che porta alla “spiaggia vecchia” o “Costa Azzurra” è temporaneamente chiuso per lavori -, Rosinella Celeste Lucas presenterà, infatti, il suo nuovo libro dal titolo “Poesia blu in jazz” (Nuove Edizioni della Laguna). All’incontro con la scrittrice di Fiumicello, friulana d’adozione essendo siciliana d’origine, interverrà anche l’assessore comunale Raffaella Fiormaria Marin.
«Come è noto, musica e poesia – al di là di improbabili certificazioni paleontologiche – nascono assieme (con la danza in primis, quale “madre delle arti” per dirla con Curt Sachs)», afferma in una sua approfondita riflessione che accompagna il libro il professor Marco Maria Tosolini, che poi continua: «Si discetta sovente del fatto che la musica è uno dei fenomeni più misteriosi prodotti dall’umano. Misteriosa perché ci va molto vicino Leibniz quando afferma che la “musica est exercitium arithmeticae occultum nescientis se numerare animi” e, cioè, “la musica è una pratica occulta dell’aritmetica, nella quale l’anima non si rende conto di calcolare”. “Pratica occulta dell’aritmetica” che, però, implica una azione, un vissuto, una estensione – si potrebbe dire – dell’ineffabile assoluto: l’anima. Se a questo si aggiunge che la musica Jazz, generata dalla stratificata fusione di lessico armonico di origine europea occidentale con le espressioni melodico-ritmiche della cultura afroamericana si può capire che, anche in ragione della importante componente improvvisativa, il mistero diventa Mistero. Quasi un addentrarsi non troppo metaforico nella più intricata delle foreste dell’anima dove meraviglia e inquietudine dialogano serratamente fra loro. Ma se crea grande stupore il fatto che somme di numeri-frequenza, organizzazione millimetriche di vibrazioni acustiche – sono “solo” molecole d’aria che si spostano – divengano, nell’ascolto della musica, un’esperienza carica di rinnovata emozione in ragione anche del fatto della assenza di senso compiuto non meno sorprendente è il fenomeno della poesia che, invece, il senso compiuto ce l’ha ma per travalicarlo, per portarlo ad una forza espressiva impressionante che sembra quasi negare il logos da cui trae incontrovertibilmente origine».
«Le poesie “Jazz” di Rosinella Celeste Lucas – continua il musicologo friulano – compiono un ulteriore miracoloso passo nella riunificazione della relazione fra parola e suono. La capacità dell’autrice di sintetizzare complesse personalità e relative produzioni musicali – in pochi ambiti come quello jazzistico il musicista, il suo vissuto diventano musica, carne che si fa gioia e tragedia ad un tempo – è come una lama che affonda nell’essenza dell’esperienza sonora. Dove questa è, di fatto, assai particolare proprio perché nel Jazz la partitura, quando c’è, è un supporto minimo travolto dall’esperienza esecutiva vera, incarnata spesso dal mood del momento del musicista. Per il jazzista, soprattutto afroamericano, lo strumento è vissuto come estensione del proprio corpo. Questo aspetto sanguigno, nervoso, carnale è perfettamente intercettato dalle poesie dedicate ad alcuni pilastri della storia del Jazz che è una parte importante della civiltà musicale afroamericana.
Marco Maria Tosolini
Così come alle volte un brano di musica jazz colpisce – si potrebbe scrivere anche “stordisce” – fin dal primo frammento tematico, il solo incipit della prima composizione “Soul nero” e, cioè, Il lavoro delle mani è canto materico sembra una folgorante anticipazione-sintesi di ciò che, scritturalmente, accadrà nel dipanarsi della creatività poetica di questa raccolta. Una raccolta dalle caratteristiche “brucianti” esattamente come molte delle musiche nate dalle menti/corpo dei musicisti individuati. “Brucianti” ma anche “Blue” e “Cool” dove melancholia si stempera in malinconia anche per bianchi assai “neri” del precipitare d’anima: Come il canto di un uccello in gabbia/Straziante come la sua esistenza/Timorosa d’Amore. Maschera d’ironia sono versi che intercettano il disastro esistenziale di Chet Baker di cui My funny Valentine è icona di irrisolta patologia d’amore».
«Quando, poi – aggiunge Tosolini -, Debussy va a cavallo della luna la poetessa dimostra di aver colto una sospesa stralunatezza del “fare Jazz” che, nelle sue forme di Mistero estremo giunge a Ad un silenzio freddo, necessario e tragico, vera traduzione del Cool più avvertito, meditato. In questo viaggio nelle profondità dell’animismo jazzistico quasi ovviamente – ma nell’ovvietà della creatività inesausta – ecco che compare l’umore indaco di Duke Ellington e i gangli nervosi della musica/corpo di Charles Mingus. E non potevano che essere ali di falena notturna quelle che muovono le ombre sonore di Miles Davis: la scrittura di Rosinella Celeste sembra nascere dal corpo e manifestarsi tramite l’anima, facendo un uso quasi strumentale della mente, esattamente come in uno dei soli più laceranti, diabolici, trasfigurati di Albert Ayler che (de)intona un irresistibile controcanto di storie dolorose. Persino la lievità dell’Entertainin’ Jazz dell’astuto Brubeck trova nuova tensione e dignità nelle voci del passato tornate in 5/4 nutrite di etereo misterioso fascino. Fra le tante lo sciabordio del vibrafono trasfigura le gentili sonorità del “Modern Jazz Quartet” in una liquidità tutta veneziana e oniricamente carica di memorie. Queste sono solo alcune delle miriadi sensazioni che i versi di quest’opera promanano anche perché sensazione ramifica altre sensazioni, che ne ramificano altre come in una coloratissima e visibile rete neurale». E il musicologo conclude: «Chi sarà toccato dalle parole qui annunciate ascolti (o riascolti) le musiche di quei musicisti: si accorgerà che saranno musiche nutrite di una nuova musica interiore che solo la Poesia può generare, sciogliendo le sensazioni del mare profondo del sé. Che rimane un Mistero estremo, come la Musica, come la Poesia».
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In copertina, la scrittrice Rosinella Celeste Lucas con il suo nuovo libro; qui sopra, la Biblioteca civica “Falco Marin”.