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Camminando in montagna può capitare di chiedersi che cosa ci sia poi di così speciale in quello che si sta facendo, da dove venga la gioia che si prova malgrado la fatica, il sudore, il freddo o la pioggia. A queste domande prova a rispondere il libro di Paolo Costa “L’arte dell’essenziale. Un’escursione filosofica nelle terre alte” (Bottega Errante edizioni 2023) che sarà presentato pubblicamente al Teatro Verdi di Pordenone oggi, 4 maggio, alle 20.45 in un appuntamento ad ingresso libero inserito nel Progetto Montagna che il teatro pordenonese ha ideato in collaborazione con il Club Alpino Italiano, sezione di Pordenone, e che proprio in questi giorni sta vedendo la giuria impegnata nella valutazione dei lavori arrivati al Concorso “Oltre le nuvole”, primo contest italiano di drammaturgia sulla Montagna. «Tra i monti quel poco di saggezza che è alla portata degli esseri umani si raggiunge così: metabolizzando lo stupore, lo sgomento, il tedio, la curiosità per uno spicchio di mondo che va continuamente al di là delle nostre aspettative. Serve pazienza, ma è una cosa che chiunque ami la montagna arriva prima o poi a capire a modo suo», così spiega l’autore che sarà accompagnato nella presentazione del volume da Daniele Zongaro e Grazia Pizzoli.
Perché andare in montagna ci fa sentire più vivi?, si chiede ancora Paolo Costa. Che cosa c’è nel paesaggio che ci rende migliori? Come mai tra i monti l’esperienza del vuoto è tanto importante quanto il senso di pienezza? E perché non c’è nulla di male nel sentirsi inadeguati nelle Terre Alte? Prendendo spunto dalla sua esperienza personale, Costa ci guida in un’escursione filosofica tra i prati, le vette, i ghiaioni e i boschi delle nostre montagne. La presentazione del libro è realizzata anche in collaborazione con Libreria Quo Vadis Pordenone. Il filosofo e saggista Paolo Costa – milanese, classe Milano 1966 – è ricercatore della Fondazione Bruno Kessler di Trento. Da alcuni anni si occupa dei significati filosofici della montagna organizzando eventi e pubblicazioni che indagano il valore spirituale che molte persone attribuiscono oggi alla loro passione per la montagna.
Gran finale di Stagione per il cartellone prosa del Teatro Verdi di Pordenone: domani 5, sabato 6 (ore 20.30) e domenica 7 maggio (ore 16.30) approda sul palco del teatro pordenonese in esclusiva per il Triveneto il successo internazionale firmato dall’autore e regista argentino Claudio Tolcachir, “Edificio 3. Storia di un intento assurdo”. Cinque personaggi condividono lo spazio ristretto di un ufficio, le loro vicende personali vi si intrecciano, con momenti di commozione, effetti grotteschi e di comicità. Tra le voci più interessanti della scena contemporanea, Claudio Tolcachir, classe 1975 – già conosciuto dal pubblico italiano per Il caso della famiglia Coleman, Emilia (premio Ubu 2017) e Próximo – scrive e dirige (nella versione italiana prodotta dal Piccolo Teatro di Milano con Carnezzeria) una commedia dai toni lievi e profondi, rappresentata per la prima volta a Buenos Aires nel 2008. Fedele alla sua poetica, anche in questo lavoro indaga, attraverso uno sguardo surreale e al tempo stesso realistico, empatico e toccante, la complessità delle relazioni umane. Una riflessione portata avanti con uno stile tragicomico, in un perfetto mix esilarante e dolente, comico e malinconico. In scena un cast di grande qualità dove spicca la presenza di alcuni tra gli attori di punta della scena italiana contemporanea come Valentina Picello (Premio Hystrio all’interpretazione 2022, il più prestigioso premio per il teatro italiano) e Rosario Lisma, attore noto anche sul piccolo e grande schermo, (attualmente nelle sale con l’ultimo film di Nanni Moretti “Il sol dell’avvenire”, già protagonista di apparizioni in fiction e film di successo come “Il Commissario Montalbano”, “La Mafia Uccide Solo D’Estate”, “Smetto quando voglio” e “La stranezza” di Roberto Andò, solo per citarne alcuni). Con loro Stella Piccioni, Giorgia Senesi ed Emanuele Turetta.
La vicenda è ambientata nel vecchio ufficio di una grande azienda pubblica, dove tutto sembra abbandonato. Moni, Sandra ed Héctor sono colleghi e condividono quello spazio nel quale trascorrono buona parte della proprie vita: Moni è la pettegola della situazione, conosce i segreti di tutti, fruga nei cassetti, si insinua non richiesta nelle vite altrui; Sandra, donna single non più giovane, sta cercando di restare incinta; Héctor, uomo maturo, ha perso da poco la madre che lo ha sempre tarpato. In una sovrapposizione di tempo e di luogo, l’ufficio è anche la casa dei fidanzati Manuel e Sofía: lui, inquieto cerca sfogo al di fuori della coppia, lei vorrebbe avere dei figli. Amori, tradimenti, equivoci, desideri, ambizioni, frustrazioni, sogni: in Edificio 3 Tolcachir racconta la complessità delle relazioni interpersonali, l’infinita distanza che ci separa tutti – amici, amanti, colleghi, familiari – dal nostro prossimo, l’incolmabile baratro tra l’intima identità di ciascuno di noi e il personaggio pubblico che diamo in pasto alla gente.
Tutti i personaggi sono alle prese con sentimenti e desideri che ben conosciamo. Noi spettatori ci identifichiamo in queste storie, perché Tolcachir sa metterci di fronte allo specchio dei nostri stessi sentimenti. Tutto sulla scena si compie con grande intensità e credibilità, si ride e ci si commuove, si soffre per quelle vite incompiute e abbandonate. Scritta con grande verità, la commedia risulta divertente, a tratti esilarante, dipingendo personaggi commoventi e comici. Prima dello spettacolo, dalle 19, apertura del Caffè Licinio per un aperitivo o un buffet pre-spettacolo.
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In copertina e qui sopra due immagini dello spettacolo. (Foto Masiar Pasquali)